giovedì 31 gennaio 2013

I 5 Aggregati. Le sensazioni





...proprio come quando le parti sono correttamente composte
si parla della parola “carro”,
così quando ci sono gli aggregati
è convenzione dire “essere”…
(Buddha)



Quello che chiamiamo “essere”, o “individuo”, o “Io” quando pensiamo a noi stessi o in termini più generali, secondo il buddhismo, è solo una combinazione di forze o energie mentali e fisiche, che cambiano continuamente, e che possono essere divise in cinque gruppi o aggregati (khandas).

Questi gruppi sono semplicemente categorie, sottosistemi, o funzioni di base, nelle quali possono essere analizzati tutti gli aspetti di ciò che costituisce “l’essere umano”, o il sistema dell’individuo.
Di nessuno di loro possiamo dire che sia il “sé”, “del sé”, “nel sé”, o “me stesso”; essi non hanno niente a che fare con “la personalità” o “l’individualità” e non c’è nessun “sé” distinto e separato da loro verificabile. Ma poichè questi Cinque Aggregati fisici e mentali, che sono interdipendenti, lavorano insieme, in combinazione, come una macchina psico-fisiologica, noi ci formiamo l’idea di identità personale. Questa però è un’idea illusoria, una semplice formazione-mentale.

Nella dottrina buddhista sono chiamati gli Aggregati dell’Attaccamento (upadana-khandha).



Il secondo è l’Aggregato del Sentire spesso citato come sensazioni (vedana-khandha)

Vedana, tradotto con “sensazione”, è definito come quello stato mentale che assapora l’oggetto.

Sono di sei tipi:

  • quelle sperimentate con il contatto dell’occhio con le forme visibili,

  • dell’orecchio con i suoni,

  • del naso con gli odori,

  • della lingua con i sapori,

  • del corpo con gli oggetti tangibili  

  • della mente (manas che è considerata una sesta facoltà sensibile, un sesto organo di senso dalla filosofia buddista) con gli oggetti mentali (pensieri, idee, concetti).

Riassumendo, possiamo dire che la contemplazione dei sei sensi è di fatto presenza mentale diretta verso i sei processi mentali e le condizioni implicate in essi. Iniziamo a portare la consapevolezza sulle sei porte sensoriali e di conseguenza seguiamo i processi mentali implicati.
La sensazione può essere piacevole, dolorosa o neutra. Può essere sia fisica che mentale. Ed è ulteriormente suddivisa in mondana e spirituale.
Può essere una sensazione

  • presente

  • passata

  • futura

  • interna

  • esterna

  • grossolana

  • sottile

  • inferiore

  • superiore

  • lontana

  • vicina.


Condizionati dal contatto con un oggetto dei sensi

  • attaccamento, desiderio, brama

  • repulsione, avversione

  • indifferenza, neutralità

sorgono naturalmente in relazione rispettivamente alle sensazioni

  • piacevoli

  • spiacevoli

  • neutre.

A causa dell’identificazione con l’io, questa relazione diventa ancora più tenace; l’eccitazione e la gioia che provengono dalle sensazioni piacevoli contribuiscono ad aumentare l’attaccamento e sono anche utilizzate per dimenticare e soffocare qualunque sofferenza presente.
Al contrario, le sensazioni dolorose producono avversione, ma anche l’avversione è alimentata dall’identificazione con le sensazioni. Infatti diciamo: “Io sono triste, io soffro”. Non è stupefacente quanto la mente può essere masochista? Forse pensiamo che, rispetto a non esistere, sia meglio soffrire. In un modo o nell’altro è sempre attaccamento alla sensazione. E non lo facciamo ragionandoci: è una tendenza abituale.
Le sensazioni neutre, o indifferenti, sono meno evidenti e passano spesso inosservate. Diciamo: “Non provo nessuna sensazione”, ma attaccamento e identificazione sono sempre presenti. Per questo diciamo che siamo annoiati o “stonati”.
Di fatto è sempre in atto un circolo vizioso. Cerchiamo il piacere, ma il dolore non ci molla. Quando è presente il piacere, nasce l’attaccamento; quando è presente il dolore, nasce l’avversione. Nemmeno con le sensazioni neutre siamo liberi, perché può esserci illusione o anche attaccamento.

Queste sono  tendenze latenti presenti in ogni tipo di sensazione. È bene essere cauti nei loro confronti e rimanere nello stato giusto: distaccati, accettanti e intensamente consapevoli. Il piacere è l’esca, il dolore è la punizione e l’illusione nasconde tutto.

Portando la consapevolezza sulle sei basi sensoriali seguiamo automaticamente la coscienza e i suoi processi assieme alle sue mutevoli condizioni, vediamo come la mente reagisce agli stimoli e nello stesso tempo scendiamo più in profondità nella porta della mente approfondendo sempre più la pratica della presenza mentale e della concentrazione.

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